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Massimo di Febo

i è formato da autodidatta sui grandi del passato a cominciare dai maestri dell’Impressionismo francese e tutta la pittura rinascimentale. La sua carriera ha attraversato diverse fasi con un iniziale cromatismo assai severo e di altissima spiritualità, con una costante dovuta al tema prediletto della donna, vista in modo umanistico in comunione tra amore e realtà oggettiva. In tal senso le sue opere esaltano il ruolo della donna nella società, creatura avvolta da una luce paradisiaca di rara bellezza.
Numerose le mostre collettive di prestigio cui ha preso parte ed è stato invitato (tra queste diverse edizioni del Premio Sulmona) e le personali allestite sempre con enorme favore dei collezionisti: ricorrenti le sue presenze all’Expò Arte di Bari, all’Arte Fiera di Bologna, Padova Fiera, Ancona Arte. Da diversi anni espone negli Istituti di cultura italiana all’estero: tra queste vanno citate quelle a Stoccolma, Istanbul, Helsinki e recentemente Colonia.
In qualità di grafico è attento conoscitore di tutte le procedure di stampa e ama lavorare al torchio personale.
Inizia ad accostarsi all’incisione negli anni ’80, quando, già pittore da una decina d’anni, si rende conto dell’estrema raffinatezza del segno raggiunta dalle acqueforti in particolare. Prende allora a frequentare mostre di nomi autorevoli, quale Renzo Vespignani, e a documentarsi su una materia a lui ancora sconosciuta. In pochi anni passa dalle prime prove d’autore presso stamperie e gallerie che mettono a sua disposizione gli strumenti di cui ha bisogno.
Ha eseguito copertine per volumi e numerosissime lastre all’acquaforte che l’artista esegue e stampa personalmente nel suo studio di Montesilvano. Consistente anche la sua bibliografia, con interventi critici di storici dell’arte che a più riprese si sono interessati alla sua ricerca.
A questo proposito il critico Leo Strozzieri, che ha curato una voluminosa monografia dell’artista, ha rilevato come non siano rari i casi di dipinti nei quali mancando del tutto i riferimenti ambientali, egli estrinseca il suo apprezzamento per il linguaggio astratto con richiami evidenti alle neoavanguardie in primis alla poetica materica informale, mostrando così di essere al passo sul piano linguistico con le avanguardie artistiche del ‘900.

Opere

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